L'esplosione di una stella


Titolo: Supernova
Autore: Isabella Santacroce
Editore: Mondadori
Prima edizione: 2015

Questa è la storia di un dolore.
O meglio, è una storia di dolore. Di quello che maledice una vita già dalla prima riga.

"Patetico è qualsiasi sforzo, teso a dimenticare, anche solo un millimetro di dolore".

Una, la protagonista che racconta le vicende.
Due, i personaggi cardini che la accompagnano.
Due, i fantasmi che la perseguitano.

Dorothy, funestata già dal suo stesso nome ("Poi l'hanno ingravidata, a vent'anni, e non ha voluto abortire [...] Era sola, con me, e in mano una fiaba: Il Mago di Oz"), si aggira nella sua adolescenza accompagnata di Divna e Thomas ("abbiamo le ali nei muscoli"), senza che lo spettro di sua madre ("mi aveva data alla luce, per lasciami nel buio, da sola") e quello di Eva ("un lutto senza terra a coprirlo") la abbandonino mai.

Tre vite, quelle di Dorothy, Divna e Thomas, perse e allo sbando, tra droga, soldi e prostituzione. Non necessariamente in questo ordine.

Tra momenti devastanti ("Lei si chiama Divna, fuma cocaina da una bottiglia") e altri che vorrebbero essere bohemien ("Thomas che scriveva parole del suo poeta preferito, Jacques Prévert, sui cuscini"), l'aspirazione è quella di vivere una fiaba che però si schianta sul suolo della realtà, nonostante le muscolari ali.

Le due Cherry Blossom Girl, come le chiamerà Thomas, non troveranno mai pace né una vera intesa ("aveva un cuore selvatico, mai addomesticato all'amore"). E lui nemmeno, stando con loro: "io invece, chissà, forse a Parigi incontro Jacques Prévert, anche se è morto, e vado con lui sugli Champs-Elysées a vendere luce".

La scrittura della Santacroce sembra spesso cercare la frase ad effetto, ma non è forse questo che cercano gli adolescenti? E così anche il narrato stesso diventa immagine di quel che racconta.

Immagini forzatamente poetiche, o che cercano di esserlo, così come i tre giovani cercano di essere altro da loro stessi: "rumorosa tristezza, nel sangue", "poesia impiccata al soffitto", "schegge di pianto", "dolcezza spezzata", "caldo spavento".

Col il materiale umano che ha costruito la Santacroce, ci si aspettava forse di più. Ma il dolore più spiazzante non è proprio quello più banale? Non tanto prevedibile, quanto inevitabile. Il degrado descritto in queste pagina è palpabile e inestricabile: "non si raggiungono i sogni, camminando sugli incubi". E soprattutto è senza motivo: "Che puoi dire tutto, ma il male è un film gratis".

Una supernova, l'esplosione di una stella. Quella di Dorothy.


Soundtrack: The Bitter End - Placebo (ovviamente)



Commenti

Posta un commento