Sognare Danimarca

Titolo: Doppio Sogno
Autore: Arthur Schnitzler
Editore: Feltrinelli
Prima edizione: 1926

Questa è la storia di una crisi. 
Una giovane coppia borghese della Vienna degli anni Venti è protagonista di questa novella di smarrimento.
D'ispirazione per Kubrick per il suo Eyes Wide Shut, la novella si incentra sulla crisi matrimoniale che Schnitzler usa come metafora della crisi dell'individuo di fronte alla realtà.

La vicenda si svolge complessivamente in due giorni, in cui il medico Fridolin e sua moglie Albertine si perdono e ritrovano. 
La narrazione si apre su una situazione casalinga che ha della perfezione, in stile "Mulino Bianco": una bambina dagli splendenti capelli biondi, alla quale il padre sta raccontanto la favola della buonanotte, quando sopraggiunge la governante per portarla a dormire ed ella bacia i propri genitori.

Rimasti soli, i due coniugi scivolano nella prima conversazione che introduce uno dei temi principali: il dualismo tra fedeltà e infedeltà, il cui confine è molto sottile e labile.
"Sebbene la loro unione si fondasse su una perfetta compenetrazione di sentimenti e di idee, sapevano tuttavia che ieri li aveva sfiorati, e non per la prima volta, un’ombra di avventura, di libertà e di pericolo".
Si confessano quindi due sciocche tentazioni provate durante una vacanza in Danimarca.

Il giorno seguente Fridolin si lascia tentare dalla propria curiosità e segue l'amico pianista Nachtigall ad un ritrovo esclusivo in maschera la cui parola d'ordine per entrare è proprio "Danimarca".
Al suo rientro a casa Fridolin trova la moglie appena risvegliata da un sogno molto arzigogolato, in cui lei stessa gli era infedele (con il danese della vacanza) e lui veniva crocifisso.
Questo sogno, climax della novella, smuove in Fridolin corde profonde e vendicative: "Quanto più lei procedeva nel suo racconto, tanto più ridicole ed insignificanti gli apparivano le proprie avventure, almeno sino al punto in cui erano giunte, e giurò di portarle a termine tutte, di raccontargliele poi fedelmente e vendicarsi così di quella donna infedele, crudele e traditrice, che aveva rivelato nel sogno la sua reale natura, e che in quel momento credette di odiare più profondamente di quanto l’avesse mai amata".


Il sogno, che dà il titolo alla Traumnovelle, ha (ovviamente) una natura doppia.
Da una parte quello fatto ad occhi aperti da Fridolin ("I sogni ad occhi aperti sono notturni balli in maschera in pieno giorno", affermò Schnitzler): dove la realtà si rivela eccezionale, fuori dal comune e dalla vita ordinaria, la cui cronaca è puntellata da espressioni quali "come in sogno", per dare ancora più enfasi alla sensazione.
Dall'altra quello fatto ad occhi chiusi da Albertine, che proviene dalla sfera dall'inconscio.

Così inteso, il sogno è sia il motore della crisi al centro della storia sia suo stesso superamento, quando il suo racconto ne assume un valore terapeutico.
"«Che dobbiamo fare, Albertine?». Lei sorrise, e dopo una breve esitazione rispose: «Ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure... da quelle vere e da quelle sognate»". 

[qui si potrebbero spendere milioni di parole sul rapporto tra Schnitzler e Freud, sull'interpretazione dei sogni, su inconscio, subconscio e semiconscio, ma ne trarrebbe gioia solo chi scrive, quindi... niente]

Il simbolo più forte di tutta la novella è la maschera. Come immagine dello smarrimento, dell'alienazione, del diventare altro da sé (Fridolin e gli altri partecipanti al ballo notturno) e potersi allontanare dal senso comune del lecito. La maschera è ciò che porta Fridolin lontano da Albertine, quando lui ne noleggia una presso l'affittamaschere Gibiser, e insieme lo spunto per il confronto finale e risolutore.

La conversazione finale tra il protagonista e la moglie ha il carattere della redenzione (tentazioni/crocifissione/perdono, ma forse è un'idea estrema), ma l'autore regala un prezioso diamante di scetticismo, racchiuso nell'affermazione di Albertine "Mai indagare nel futuro", che brilla nella chiusura su una fotografia fin troppo teatrale ("con un vittorioso raggio di luce penetrato attraverso lo spiraglio della tenda e un chiaro riso di bambina dalla stanza accanto") che riallaccia i suoi fili all'immagine iniziale.


Sountrack: Strangers in the night - Frank Sinatra

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