La valchiria ungherese



Titolo: La porta
Autore: Magda Szabò
Editore: Einaudi
Prima edizione: 1987


Questa è la storia di una confessione.
L’espiazione di una colpa, che può avvenire solo tramite la scrittura.
E la richiesta di perdono.
"Non ho scritto questo libro per Dio, che mi conosce fin nelle viscere, né per quelle ombre testimoni di ogni cosa che osservano le ore delle mie veglie e del mio sonno, bensì per gli esseri umani".

La colpa sembrerà così incredibile da venire introdotta come un sogno. Ripetitivo e angosciante ("I miei sogni sono assolutamente uguali, tessuti di visioni ricorrenti").

Il 2018 non poteva cominciare con un libro migliore, una perla di 250 pagine. Che si snodano intorno al rapporto tra Emerenc Szeredàs, donna tuttofare, dalle fattezze mitologiche ("emanava una sensazione di forza, sembrava una valchiria") e la narratrice, Magda, alter ego della scrittrice, in un’Ungheria straziata dal Novecento.

Il tema del doppio domina: due donne, due mondi, due modi di vivere la vita.
Doppio e contrario, perché da subito il mondo si mette a girare all'inverso: Magda cerca una governante per la casa, la trova in Emerenc ed è la valchiria a chiedere referenze sulla famiglia da cui andrà a lavorare e non viceversa.

Intorno ruotano presenze maschili solo di contorno.
Il marito di Magda, il figlio del fratello Jòzsi, il tenente colonnello e Viola. Un cane randagio, adottato da Magda e suo marito la gelida notte di Natale, ma che eleggerà Emerenc a sua unica padrona. La quale gli dà un nome da mucca.

E anche la mucca in questione ha avuto parte nella forgia di dolore e silenzio che è stata la vita di Emerenc. Lei centellina i suoi segreti e li usa come arma contro chi ha intorno ("Emerenc non sopportava i segreti degli altri"), contro Magda stessa quando supera il confine che si sono imposte nel loro rapporto ("ogni legame sentimentale rappresenta una potenziale aggressione"). Ma tutti i segreti di Emerenc sono e restano dietro la porta di casa sua: "Nessuno aveva mai visto la porta di Emerenc aperta".

The open door, Hadjikyriakos-Ghikas, 1927
Il segreto ("una lieve sfumatura nel mistero di cui Emerenc s’ammantava come fosse uno scialle"), o meglio il non-detto, è la radice stessa della storia.

E la protagonista non è in nessuno modo la narratrice, ma questa anziana donna, che vive del suo autonomo codice morale (aiutare il prossimo, senza badare a nessun credo religioso né politico: "ho nascosto il tedesco […] poi ho nascosto anche il russo"), portandosi addosso il fardello di tutto il quartiere, mentre Magda resta intrappolata nelle convenzioni ("la mia morale non era altro che disciplina").


Insomma, un capolavoro. 
Tra la doppiezza delle due donne e la ripetitività del sogno iniziale, si potrebbero scrivere freudiane considerazioni sul perturbante. Ma è rischioso. E questo imbarazzantemente dimostra che puoi far uscire una persona dalla Facoltà di Psicologia, ma non la Psicologia da una persona.
I sensi di colpa di Magda riescono a non offuscare le vicende ("ancora oggi non riesco a perdonarmi di aver capito la cosa giusta da fare e di non essere andata oltre il semplice pensiero") e questo per me è inspiegabile, ma si sa il senso di colpa è una patologia genetica che si trasmette di generazione in generazione. E questa è un’altra storia.

Allora Emerenc forse è davvero una valchiria, la frequentatrice di cadaveri sul campo di battaglia ("sia con gli uomini sia con gli animali era attratta dai derelitti"), la traghettatrice ("A suo dire, quindi, sapeva che cosa stava escogitando Polett. Come avrei potuto non saperlo?"), la mortale ("Emerenc era una creatura mitologica, la mia eredità avrebbe potuto consistere in qualsiasi cosa").
Polvere alla polvere: "Ogni cosa finì in polvere".



Se due prove fanno un indizio, allora la scrittura ungherese ha davvero qualcosa di viscerale.
Nel senso letterale del termine, di quel rimescolamento di interiora che non sai più dove sta il polmone destro e dove lo stomaco.
A ripensare a “Le braci” di Sandor Márai… ma questo è un altro libro.


Soundtrack: Csárdás

Commenti

  1. Lucida analisi...... che fa entrare sin nelle ossa dei personaggi.... coRio a comprare il libro. P

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  2. Sintesi che ti entra nella pancia....ora é inevitabile leggere il libro....brava!!!!

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