La Città della Distruzione
Autore: Paul Auster
Editore: Einaudi
Prima edizione: 1987
Questa
è la storia di un viaggio.
Senza
capo né coda: non se ne conosce la partenza, ma soprattutto nemmeno l’arrivo.
"Queste sono le ultime cose, scriveva. A una a una scompaiono e non ritornano più".
Paul Auster affida alle matite ("acquistate dal signor Gambino così tanto tempo prima"), impugnate da Anne Blume, uno dei racconti più potenti degli Anni Ottanta.
La protagonista è partita alla ricerca dello scomparso fratello William ed è giunta nel Paese delle Ultime Cose, un luogo lontano, violento, triste, affamato, tra il post-apocalittico de "La strada" di McCarthy e il distopico di Bradbury, in pieno disfacimento fisico e morale. E da qui consegna le sue vicende ad un quaderno, indirizzato a qualcuno che è rimasto nel mondo comune.

L'autore non ha interesse a definire gli antefatti né a dare spiegazioni o ricostruzioni. Ma d'altro canto i dettagli con cui viene descritto lo sfondo sono al limite dello spasmodico: le strade, le case, il sudiciume, i cadaveri.
Ci si trova di fronte ad una società, organizzata a modo suo, seppur folle, ma organizzata: gli unici punti saldi sono il cibo e la morte.
E in particolare della morte se ne è fatta una cultura: ci sono i Maratoneti, i Saltatori, le Cliniche dell'Eutanasia, il Club dell'Assassinio. "A volte penso che la morte sia l'unica cosa che davvero ci interessa. E' la nostra forma d'arte, l'unico modo per esprimere noi stessi".
Questo inferno dantesco di poco più di un centinaio di pagine è costellato di personaggi, ognuno con il proprio girone, ai quali Anne si avvicina e con i quali affronta parte del suo percorso.
E sta tutta qui la forza del racconto, che sembra cinicamente affondare le sue radici sulla sopravvivenza individuale ("Il vero problema non è la mancanza di pietà. Qui non c'è nulla che si spezzi tanto in fretta quanto il cuore"), ma l'essere umano è pur sempre un animale sociale e trova nell'Altro un rifugio, un "conforto alla propria solitudine".
E il secondo cardine della storia è il tema della memoria, del ricordo. Il vero motivo per cui Anne comincia a scrivere: "Raccontare finalmente la mia storia, buttar giù tutto per iscritto su queste pagine prima che sia troppo tardi".
"Dopo tutto, la memoria è un atto di volontà" e bisogna scegliere se dimenticare o esercitarsi a non farlo: "Nel cervello si formano delle zone d'ombra, e a meno che non si faccia uno sforzo costante per raccogliere le cose andate, esse spariscono velocemente per sempre".
Un capolavoro folgorante da non ridurre solamente all'evidente metafora che è, ma assaporare (e riassaporare) quanto più caleidoscopicamente possibile.
Infine, il vero tocco da maestro è nell'epigrafe (incontrollabile passione di questa blogger): “Non molto tempo fa, passando
attraverso il cancello dei sogni, ho visitato quella regione della Terra nella
quale si trova la famosa Città della distruzione. [Nathaniel Hawthorne]”.
Soundtrack: Little Smoke - This Will Destroy You

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